Prezioso come… la carta di Amalfi
La carta di Amalfi, un gioiello che si tramanda nei secoli
La carta di Amalfi… Una carta resa ancora più preziosa dal suo lungo processo di lavorazione. Usata in passato per i documenti del ducato, delle sedi vescovili, delle parrocchie e per scrivere atti notarili era usata altre sì nelle corti degli Angioini, degli Aragonesi, del Vicereame Spagnolo e nella corte Borbonica.
Oggi la carta di Amalfi è usata ancora in Vaticano e più comunemente da noi “event designer/planner” per la realizzazione di partecipazioni di nozze ma non solo… c’è chi la preferisca anche per evento “minori” (si fa per dire, ovviamente) come battesimi e comunioni o per creare opere d’arte come i quadri.
La carta di Amalfi, detta anche Charta Bambagina, è davvero per intenditori: non di rado ci si sente dire: “ammazza e che partecipazione che hanno scelto!!!” senza sapere che quella è tra le più pregiate che vi siano al momento in commercio.
Accennavamo prima al costo non proprio “low cost” della carta di Amalfi… come detto in precedenza il costo è dato da tutto il contesto: la realizzazione in primis della carta: […] La materia prima era costituita dai cenci di cotone, lino e canapa, raccolti in vasche di pietra dette “pile”, triturati e ridotti in forma di poltiglia con martelli di legno (maglio), alla cui estremità erano sistemati dei chiodi in ferro.
I martelli si muovevano grazie alla forza dell’acqua che, cadendo su una ruota a contropeso (rotone), azionava un albero di trasmissione (fuso). La poltiglia preparata veniva raccolta in un grande recipiente. La filigrana conteneva i marchi di fabbrica, che contraddistinguevano i vari cartari.
L’ultima fase
Secondo la tradizione, i fogli di carta di Amalfi più antichi, del XIII e del XIV secolo, avevano lo stemma della città o la croce ad otto punte e gli emblemi di famiglie antiche.
La poltiglia, una volta attaccatasi alla forma e scolata l’acqua, veniva trasferita su un apposito feltro di lana. Si realizzava così un mucchio di fogli di carta molto umidi, a cui si alternavano altrettanti feltri di lana. Il mucchio veniva pressato da un torchio di legno per far fuoriuscire l‘acqua.
Successivamente i fogli di carta venivano staccati uno per uno dai feltri e portati nello “spandituro” per essere asciugati, attraverso le correnti d’aria. Alla fine i fogli di carta di Amalfi venivano stirati e raggruppati in pacchi nella stanza dell’“allisciaturo”[…] (Fonte)…
Stampa e allestimento (ceralacca, sigillo e nastri ove richiesto) fanno il resto, fino a creare così un vero e proprio capolavoro di eleganza e stile!
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